Partenza: PASSO VEZZENA (1402 mt) Parcheggio https://goo.gl/maps/R5o6JmdZxcy
Arrivo: CIMA VEZZENA (1908 mt)
Punto di appoggio: Ristorante Passo Vezzena presso il parcheggio
Dislivello: 500 mt
Difficoltà: E (Escursionistico)
Periodo consigliato: da Aprile a Novembre (con le ciaspole nel periodo invernale)
Tempo di percorrenza: 3,5 h escluse soste
Distanza totale da percorrere: 7 km
Cartina Tabacco n° 57
Una facile e panoramica escursione fra i luoghi della Grande Guerra, il forte Spitz Verle per la sua posizione panoramica venne denominato "l'occhio degli altipiani".
Sorge a 1909 mt, a picco sulla sottostante Valsugana e i laghi di Levico e Caldonazzo, la vista spazia su tutta la parte alta dell'Altipiano di Asiago e sul Vezzena.
Il forte non era dotato di armamento pesante, aveva solamente postazioni per mitragliatrici e una torretta di osservazione blindata e girevole. La vocazione di questo forte era di punto di osservazione e collegamento (anche ottico/luminoso) fra le altre fortezze.
Sorge a 1909 mt, a picco sulla sottostante Valsugana e i laghi di Levico e Caldonazzo, la vista spazia su tutta la parte alta dell'Altipiano di Asiago e sul Vezzena.
Il forte non era dotato di armamento pesante, aveva solamente postazioni per mitragliatrici e una torretta di osservazione blindata e girevole. La vocazione di questo forte era di punto di osservazione e collegamento (anche ottico/luminoso) fra le altre fortezze.
Si parte da passo Vezzena dove parcheggiamo la nostra auto:
Subito vediamo la meta di oggi: Cima Vezzena
La strada è per un tratto asfaltata:
Paesaggio circostante:
Sullo sfondo Cima Verena, in primo piano i Crocus fioriti in questi giorni:
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Ancora evidenti i segni delle granate:
In breve arriviamo al forte Verle, vietato l'accesso all'interno del forte:
Ormai è in condizioni pericolose:
Proseguiamo verso Cima Vezzena:
La strada militare entra nel bosco, circa la metà dell'escursione è all'ombra.
Ci troviamo sulla rotabile militare che portava al Forte Spitz Verle, presumibilmente realizzata tra il 1908 e il 1914. In quegli anni furono costruiti sull'Altipiano la maggior parte dei forti corazzati (Monte Verena, Campolongo, Punta Corbin e Spitz Verle), per la maggior parte abbarbicati sulla sommità delle cime, che richiesero la realizzazione di nuove rotabili militari e appositi impianti di teleferica per permettere il trasporto di materiali da costruzione, artiglierie e munizioni.
L'approvvigionamento di merci e materiale militare arrivava dal fondovalle per mezzo di quattro strade: le camionabili da Calliano a Folgaria e da Trento attraverso Vattaro, Carbonare e Lavarone (la strada dell Fricca) e quella attraverso la Valle del Centa da Caldonazzo lungo le pendici del Monte Rover e da Caldonazzo attraverso la strada tortuosa del Menador (Kaiserjagerstrasse). Ad esse furono affiancate tre grandi teleferiche: da Calliano, da Mattarello e da Caldonazzo a Monterovere.
Estremamente difficile invece risulta elencare le centinaia di chilometri di mulattiere realizzate sull'Altopiano, molte di limitate dimensioni che collegavano la viabilità principale a postazioni, baraccamenti, linee di combattimento, fortificazioni. Lungo le principali rotabili o in corrispondenza delle funicolari furono realizzati in breve tempo importanti centri logistici, veri e propri villaggi di baraccamenti dotati di tutti i servizi (ospedali, bagni, depositi munizioni, magazzini, parchi automobilistici, cucine, forni, ecc). Nelle vicinanze si ricordano, nell' ambito del III Corpo d'Armata Austriaco, il villaggio di Vezzena e quello di Monterovere; a partire dal 1916 vennero allestiti i centri servizi di Casare Larici, Ghertele, Malga Galmarara e Campo Gallina (sede della 6A Divisione di Fanteria). Da un punto di vista ingegneristico le strade militari dovevano rispettare precise caratteristiche costruttive: pendenza non superiore a 10% larghezza media di 3 m, raggio delle curve di 10 metri al fine di consentire il massimo sfruttamento per il trasporto di materiali pesanti.
In lontananza la cima Vezzena:
Scorgiamo un albero attrezzato per bird-watching:
Quandi il bosco si dirada un pò iniziamo a trovare un pò di neve:
Ultimo tratto prima della cima:
Paesaggi circostanti verso sud:
Arrivati in cima il paesaggio è favoloso, si vedono distintamente i laghi di Levico e Caldonazzo:
Ecco il forte Vezzena o Spitz Verle, la facciata nord è ancora ben conservata.
Costruito sulla sommità del Pizzo di Levico, a 1.908 m di altitudine a strapiombo sulla Valsugana, era la fortificazione più alta della linea difensiva e la più orientale: dominava il sottostante Forte Busa Verle, a controllo della strada proveniente da Asiago, e fungeva da collegamento anche con i forti di Tenna e San Biagio, in Valsugana, posti a chiusura del fondovalle per impedire un'avanzata verso Trento. Per la sua particolare posizione rappresentava un punto privilegiato di osservazione e per questo era chiamato "l'occhio dell'Altipiano". Il forte rientrava nel piano di costruzione delle nuove fortificazioni di confine, promosso dal Capo di Stato Maggiore dell'esercito Franz Conrad von Hotzendorf, il quale promosse la costruzione di tre nuovi sbarramenti: verso sud, il gruppo Adige-Vallarsa; al centro il gruppo dei forti degli altipiani di Folgaria e Lavarone; ed infine a sud-est il gruppo bassa Valsugana. Costruito in cemento armato tra il 1908 e il 1914 secondo i dettami della più moderna edilizia militare, con l'impiego di manodopera civile, era protetto da lamiere di zinco su uno strato di feltro bitumato. Il forte era strutturato su tre piani con locali illuminati da finestre chiudibili con sportellini d'acciaio muniti di feritoie. Dotato di un armamento essenziale per la difesa ravvicinata, possedeva due casematte metalliche, ciascuna con due mitragliatrici e una cupola girevole per osservatorio sulla sommità, dotata anch'essa di una mitragliatrice. Non era dotato di artiglieria, anche se durante l'estate 1915 venne portato nei pressi del forte, in posizione defilata dai tiri dell'artiglieria italiana, un cannone da 7,5 cm da montagna, che fu usato anche in funzione di artiglieria antiaerea. I locali avevano pavimento di legno ricoperto da tappeto di cocco e pareti rivestite di legno, con ventilazioni e stufe per il soggiorno invernale. I magazzini garantivano scorte per cento giorni, per un corpo complessivo di 60 Standschutzen, comandati dal sottotenente Konrad Schwarz. Al piano superiore il forte ospitava la centrale dei telegrafi ottici: era infatti collegata telefonicamente e tramite segnalazioni ottiche con tutti i forti vicini, in primis Busa Verle e Luserna, con la batteria germanica dell'Alpen Korps appostata sulla Panarotta a metri 2.002 e tramite il comando del monte Rust con altri forti oltre la Valsugana. Sul cielo del Forte Pizzo inoltre in pozzo corazzato era collocato un riflettore da 30 cm:
Costruito sulla sommità del Pizzo di Levico, a 1.908 m di altitudine a strapiombo sulla Valsugana, era la fortificazione più alta della linea difensiva e la più orientale: dominava il sottostante Forte Busa Verle, a controllo della strada proveniente da Asiago, e fungeva da collegamento anche con i forti di Tenna e San Biagio, in Valsugana, posti a chiusura del fondovalle per impedire un'avanzata verso Trento. Per la sua particolare posizione rappresentava un punto privilegiato di osservazione e per questo era chiamato "l'occhio dell'Altipiano". Il forte rientrava nel piano di costruzione delle nuove fortificazioni di confine, promosso dal Capo di Stato Maggiore dell'esercito Franz Conrad von Hotzendorf, il quale promosse la costruzione di tre nuovi sbarramenti: verso sud, il gruppo Adige-Vallarsa; al centro il gruppo dei forti degli altipiani di Folgaria e Lavarone; ed infine a sud-est il gruppo bassa Valsugana. Costruito in cemento armato tra il 1908 e il 1914 secondo i dettami della più moderna edilizia militare, con l'impiego di manodopera civile, era protetto da lamiere di zinco su uno strato di feltro bitumato. Il forte era strutturato su tre piani con locali illuminati da finestre chiudibili con sportellini d'acciaio muniti di feritoie. Dotato di un armamento essenziale per la difesa ravvicinata, possedeva due casematte metalliche, ciascuna con due mitragliatrici e una cupola girevole per osservatorio sulla sommità, dotata anch'essa di una mitragliatrice. Non era dotato di artiglieria, anche se durante l'estate 1915 venne portato nei pressi del forte, in posizione defilata dai tiri dell'artiglieria italiana, un cannone da 7,5 cm da montagna, che fu usato anche in funzione di artiglieria antiaerea. I locali avevano pavimento di legno ricoperto da tappeto di cocco e pareti rivestite di legno, con ventilazioni e stufe per il soggiorno invernale. I magazzini garantivano scorte per cento giorni, per un corpo complessivo di 60 Standschutzen, comandati dal sottotenente Konrad Schwarz. Al piano superiore il forte ospitava la centrale dei telegrafi ottici: era infatti collegata telefonicamente e tramite segnalazioni ottiche con tutti i forti vicini, in primis Busa Verle e Luserna, con la batteria germanica dell'Alpen Korps appostata sulla Panarotta a metri 2.002 e tramite il comando del monte Rust con altri forti oltre la Valsugana. Sul cielo del Forte Pizzo inoltre in pozzo corazzato era collocato un riflettore da 30 cm:
Ancora presenti i camini delle stufe dell'epoca:
Opere di chiusura del forte per evitare intrusioni:
Uno sguardo all'interno:
La terrazza panoramica offre uno sguardo spettacolare:
Passiamo al lato sud:
Delle opere di ristrutturazione recenti evitano ulteriori crolli:
Dopo breve sosta ci incamminiamo:
Troviamo il bivio per il ripido sentiero di rientro in modo da fare un percorso ad anello:
Ci addentriamo nel bosco:
E per sentiero battuto ritorniamo sulla strada militare:
Ritroviamo così il forte Verle e in breve il parcheggio di partenza:
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